Numerosi i saggi e gli articoli scritti da Ugo Attardi sulla pittura e sull´arte. Ricordiamo, fra gli altri, quelli pubblicati su "Città aperta" nella seconda metà degli anni Cinquanta e gli interventi per il gruppo de "Il pro e il contro" dopo il 1960. Altri, disseminati tra cataloghi, quotidiani e riviste di settore, sono tuttora in fase di reperimento.
Ma è nella metà degli anni Sessanta che Ugo Attardi si cimenta con un´altra forma di espressione artistica: la letteratura. E´ autore de "L´erede selvaggio", un romanzo a sfondo parzialmente autobiografico ambientato nella Sicilia piu´ dura e profonda.
Fra i primi a leggere il manoscritto fu Goffredo Parise. Il quale non fu avaro di elogi circa la forza narrativa e la bellezza del romanzo. Sul finire del loro incontro, però, il grande scrittore veneto riferì all´artista una previsione poco beneaugurante: "E adesso, si prepari a soffrire".
Questa profezia si rivelò quanto mai puntuale: il manoscritto di Ugo Attardi colleziono´ una serie di cortesi rifiuti da parte dei piu´ importanti marchi editoriali.
Solo nel 1970, una piccola casa editrice romana, la Grafica Editoriale di Francesco Alfani, decise di dare alle stampe il libro. Il curatore Giuseppe Montanucci, uno dei grafici piu´ innovativi del secondo dopoguerra, decise spregiudicatamente di ribaltare il concetto classico di stampa di un romanzo; dando vita, allo stesso tempo, ad un volume di narrativa ma anche d´arte. Il libro, edito in poco piu´ di mille copie e oggi purtroppo introvabile, era infatti corredato dalla riproduzione di diciotto acqueforti incise appositamente dall´artista siciliano per quella edizione.
Il risultato fu lusinghiero e incoraggiante: ben presto "L´erede selvaggio" si impose all´attenzione della critica e delle terze pagine dei giornali. Dopo aver mancato per una manciata di voti l´ingresso nella cinquina finale del Premio Strega, il romanzo vinse per acclamazione il primo premio assoluto per la narrativa al Premio Viareggio del 1971.
Nel 1972 il libro venne ripubblicato per i tipi della Rizzoli editore (che aveva in precedenza rifiutato il manoscritto) e l´anno seguente tradotto in francese e pubblicato con il titolo "L´heritier sauvage", Laffont editore, Parigi 1973.